Cisti Aracnoidee

Le cisti aracnoidee sono raccolte di liquido cefalorachidiano (liquor), che é il fluido che normalmente circola all'interno e all'esterno del cervello, delimitate da una membrana trasparente denominata aracnoide.

L'aracnoide é una delle membrane, con la dura madre e la pia madre, che avvolgono il sistema nervoso centrale. La dura madre é la più esterna, ha un colorito biancastro e si trova subito al di sotto delle ossa del cranio e della superficie interna del canale vertebrale. La pia madre é una membrana molto sottile strettamente aderente alla superficie del cervello e del midollo spinale. Tra queste due membrane é interposta l'aracnoide che delimita esternamente lo spazio subaracnoideo all'interno del quale circola il liquor. Le cisti aracnoidee sono appunto delimitate da questa membrana e sono il risultato di un'alterazione dello sviluppo embriologico.

Tali cisti sono formazioni completamente benigne e possono essere di varie dimensioni e localizzate in qualsiasi punto del cervello. Ma in alcuni casi possono crescere aumentando di dimensioni. Non é chiaro perché ciò si verifica e sono stati ipotizzati tre possibili meccanismi. L'aumento di dimensioni potrebbe essere il risultato di una secrezione di liquor all'interno della cisti o della costituzione di un meccanismo a valvola per cui il liquido che circola nello spazio subaracnoideo entra nella cisti ma non può uscire. Secondo un'altra teoria, poco accreditata, ci potrebbe essere una attiva secrezione di liquor da parte della cisti. Il terzo meccanismo potrebbe essere legato ad un richiamo di liquido all'interno della cisti per un fenomeno osmotico per il quale si verifica passaggio di acqua da una soluzione meno concentrata ad una più concentrata.

Le cisti aracnoidee possono essere del tutto asintomatiche, e scoperte durante l'esecuzione di indagini neuroradiologiche effettuate per altri motivi, o dare segni clinici che dipendono dalle dimensioni della cisti e dalla sede, per l'effetto della compressione che questa esercita sulle strutture circostanti. Se sono localizzate in zone la cui compressione blocca la normale circolazione del liquor possono causare idrocefalo. Possono anche essere responsabili di crisi convulsive poiché la compressione del tessuto nervoso determina un'irritazione dei neuroni e l'instaurarsi di un focolaio epilettogeno. In alcune aree particolarmente critiche, come per esempio la regione sovrasellare che é localizzata al di sopra della sella turcica , possono insorgere dei sintomi molto specifici. La sella turcica, infatti, é un'escavazione fisiologica delle ossa della base del cranio all'interno della quale é contenuta l'ipofisi che é una ghiandola che produce ormoni importantissimi come gli ormoni sessuali, l'ormone che controlla la tiroide, l'ormone che regola l'attività delle ghiandole surrenali, ecc.; subito al di sopra dell'ipofisi inoltre si trova una struttura denominata chiasma ottico all'interno della quale si incrociano le fibre che provengono dai due nervi ottici e che raggiungono la corteccia visiva. Una cisti aracnoidea che si sviluppa nella regione sovrasellare può quindi dare origine a disturbi ormonali, per la compressione dell'ipofisi, e a disturbi visivi, per la compressione sul chiasma ottico. Inoltre al di sopra della regione sovrasellare si trova il III° ventricolo che é una delle cavità contenute all'interno del cervello nelle quali viene prodotto e circola il liquor. Per cui se una cisti aracnoidea si estende notevolmente verso l'alto può comprimere il III° ventricolo, bloccare la circolazione liquorale e determinare un idrocefalo.

Quando compaiono i sintomi, l'unico trattamento possibile nelle cisti aracnoidee é quello chirurgico. Il trattamento può consistere nell'effettuare una craniotomia (apertura dell'osso), incisione della dura madre, resezione e apertura più ampia possibile della parete cistica in modo da creare una comunicazione con lo spazio subaracnoideo e consentirne lo svuotamento. Tale procedura é però lunga e gravata dalle complicanze degli interventi neurochirurgici maggiori. Un altro intervento consiste nella derivazione cisto-peritoneale: si inserisce un catetere di derivazione all'interno della cisti e si tunnellizza nel sottocute l'estremità distale fino ad inserirla nella cavità peritoneale dove il liquor può essere riassorbito, con riduzione delle dimensioni della cisti. Questo tipo di intervento é invece gravato da alcune complicanze come le infezioni, l'ostruzione del catetere che possono richiedere un reintervento.

Da alcuni anni si é sviluppata una metodica minimamente invasiva che prevede l'uso della tecnica neuroendoscopica che é ampiamente utilizzata presso il nostro centro e che ha dato ottimi risultati nel trattamento di queste lesioni oltre che in altre patologie. Con il neuroendoscopio, tramite un piccolo foro di trapano sulla teca cranica, é possibile penetrare nella cisti e, sotto visualizzazione diretta, praticare un'apertura che metta in comunicazione la cisti con gli spazi subaracnoidei ripristinando la circolazione liquorale con conseguente riduzione delle dimensioni della cavità cistica e della compressione sulle strutture circostanti.